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Wunder Kammer 10e6

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Non oggetti, ma concetti

Prego, avanti, accomodatevi, non restare sulla porta, tanto ormai siete arrivat* fino a qui, tanto vale mettervi comod*.

 

Posso offrirvi una tazza di the? Ah già, avete ragione, non si accetta da bere dagli sconosciuti.

 

E allora eccomi qua, mi presento, il mio nome è Eloise.

 

I miei primi amori sono stati l’arte e il fashion design, nel tempo ne ho incontrati tanti altri e non ho nessuna intenzione di smettere di innamorarmi, però la cosa che mi è sempre rimasta accanto è la smisurata fascinazione per il gioiello.

 

Da bambina passavo ore a mettere sottosopra il cassetto di mia zia per provarmi tutti i suoi orecchini, grandi, vistosi, colorati e tintinnanti, insomma dei veri ” lampadari “.

 

Da ragazzina collezionavo collane, i pezzi migliori erano quasi tutti sottratti dalle scatole di mia madre, grandi scatole rotonde ricoperte di stoffa, piene di collane di ogni tipo, da quelle con le pietre naturali a quelle con le piccole perline di vetro, dai tanti fili di perle di legno verde alle più discrete perle di fiume.

La mia preferita era una collana di semi africani, mentre la preferita di mia madre era, ed è ancora, una collana in cui si susseguono dei cristalli ovali colorati incastonati in una catenina dorata, niente di prezioso però con un grande valore affettivo.

 

Sempre da ragazzina, era arrivato il momento in cui volevo di più, non riuscivo più ad accontentarmi di indossare collane, dovevo farle, così avevo preso in prestito da mio padre un po’ del filo d’alluminio che usava per fare le saldature e una pinza talmente grande che a tutto poteva essere adatta tranne che alla creazione di una collana.

I primi esemplari erano stati così, orribili sotto ogni punto di vista, allora mio padre mi ha regalato il mio primo set di pinze, questa volta appropriate al mio scopo.

Sembra incredibile però quella prima tenaglietta la uso ancora oggi, per alcune cose non ne ho ancora trovata una migliore.

 

Insomma quello che da bambina era un gioco, da ragazzina si era trasformato in un hobby e poi, non so dire quando, è diventato un’autentica passione, in alcuni momenti persino ossessione.

 

Dopo anni di studio, tanta pratica, sperimentazione e ricerca ho iniziato a creare il mio brand, totalmente indipendente, e con l’obiettivo di produrre irriverenti gioielli di design e altri manufatti artistici 

 

Arte, fashion design, tecniche artigianali, vintage, passione e senso dell’umorismo si fondono per proporre oggetti dal temperamento sfrontato.

 

Realizzato interamente a mano ogni pezzo è unico, o replicabile in maniera simile in piccole quantità.

Per chi?
Per quasi tutti.

La ” chiamata ” è rivolta a tutti coloro che vogliano abbracciare il valore dell’unicità e della libertà di essere quello che si è, quello che si vuole diventare, quello che fa star bene.

È per chi cerca oggetti che rappresentino questi valori, che esprimano particolarità.

 

” Rebel rebel, you’ve torn your dress

Rebel rebel, your face is a mess

Rebel rebel, how could they know?

Hot tramp, I love you so. ” 

– Rebel rebel, David Bowie

 

Il carattere è irriverente, sfacciato, ironico, sensuale e impertinente.

 Wunder Kammer 10e6 è per tutti quelli che cercano sia di superare i propri limiti che di rispettare i propri confini. È per chi vuole costruire e mettere in campo sè stess *.

 

Cosa significa “Wunder Kammer

 

Wunder Kammer significa camera delle meraviglie e delle curiosità.

 

Dal XVI al XVIII secolo questa espressione indicava particolari ambienti in cui i collezionisti conservavano raccolte di oggetti straordinari per le loro caratteristiche estrinseche e intrinseche. 

 

Nelle Wunder Kammer si potevano trovare mirabilia naturali e artificiali.

Dagli oggetti d’arte agli esperimenti scientifici, dai semi di frutti esotici a piante rare essicate, però non solo, pietre preziose, gioielli, conchiglie, libri, stampe rare, quadri e monete antiche riempivano armadi e scaffali.

 

È proprio dalle Wunder Kammer che nasce la concezione del museo.

 

Concetti, gioco, meraviglia e poesia sono l’essenza di Wunder Kammer 10e6. Essenza che trova la sua espressione concreta in oggetti fatti con mani e cuore.

 

Il quadrato simboleggia una stanza vuota, uno spazio neutro, che non ha nulla al suo interno, su cui imporre la propria influenza, e viceversa non c’è nulla che possa influenzare la percezione del suo spazio

 

Il pallino rosso è il simbolo dell’idea.

Idea intesa come origine della meraviglia, della vita, dell’individualità e della volontà. Il quadrato intorno al pallino tuttavia lo pone al centro di uno spazio non più neutro, come in precedenza, ma bensì ambivalente.

 

I contorni della stanza possono essere percepiti come i confini della propria casa, di un posto che custodisce, con cura, la meraviglia.

Allo stesso tempo, però, gli stessi contorni possono essere visti come limiti, facendo di quello spazio una prigione

Limiti e confini non possono essere sinonimi.

Lo scarabocchio rosso rappresenta la meraviglia che crescendo dirompente supera i limiti, consuma la stanza, contamina lo spazio all’esterno pur mantenendo e rispettando i propri confini, da cui non si allontana del tutto. Si crea così uno spazio libero.

Dietro il logo

Il quadrato simboleggia una stanza vuota, uno spazio neutro, che non ha nulla al suo interno, su cui imporre la propria influenza, e viceversa non c'è nulla che possa influenzare la percezione del suo spazio

Il pallino rosso è il simbolo dell'idea. Idea intesa come origine della meraviglia, della vita, dell'individualità e della volontà. Il quadrato intorno al pallino tuttavia lo pone al centro di uno spazio non più neutro, come in precedenza, ma bensì ambivalente. I Contorni della stanza possono essere percepiti come i confini della propria casa, di un posto che custodisce, con cura, la meraviglia. Allo stesso tempo, però, gli stessi contorni possono essere visti come limiti, facendo di quello spazio una prigione. Limiti e confini non possono essere sinonimi.

Lo scarabocchio rosso rappresenta la meraviglia che crescendo dirompente supera i limiti, consuma la stanza, contamina lo spazio all'esterno pur mantenendo e rispettando i propri confini, da cui non si allontana del tutto. Si crea così uno spazio libero.

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