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Paper Pills

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"Ho collane di pastiglie e qualche passato che mi fa da collare".

Mi chiamo E. soffro di depressione e attacchi di panico da quanti anni non lo so più, forse 10, ho smesso di contarli. Un’altra delle cose che ho smesso di contare sono le pastiglie che ho dovuto ingollare in tutti questi anni per spostarmi di qualche centimetro dall’oblio.

Infinite e ripide scalinate di scatole di pasticche. Sono tante, davvero tante le volte in cui ho provato a liberarmi di quelle scatole, ma sembra che alla mia malattia piaccia particolarmente vestirsi con quelle scatolette, fervente seguace delle tendenze, periodicamente si fa prescrivere nuovi abiti con nuovi colori, nuove dimensioni e nuovi nomi. Tutti capi rigorosamente firmati dai migliori psichiatri del made in Italy per questo guardaroba di cartone.

 

A me, invece, piacciono le collane, comprarle, indossarle e farle.

Ho iniziato a fare collane qualche anno prima di iniziare a comprare scatole.

Avrei preferito comprare collane e fare scatole, la vita non ci dà sempre le cose come noi le vogliamo, l’importante però è che in qualche modo ce le dia.

Così non potendo disfarmi delle pastiglie ho deciso di disfare le loro scatole per farne collane.

 

Rompo le scatole” e con l’aiuto dei ferri del mestiere le riduco in tanti grandi coriandoli, ma non sono coriandoli, sono pastiglie di cartoncino.

Infilando ogni pastiglia nel suo filo posso avere molte collane nuove. Tutta salute.

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Qualche anno fa, però le scatole in casa erano notevolmente aumentate, questa volta era il mondo a stare male e tutti ci eravamo trovati a rischiare di ammalarci più del solito.

Ecco che la frase che tanto mi ero sentita ripetere ha assuto tutto un altro significato ” Cerca di essere positiva “. 

Forse, in quel periodo, sarò stata io nella mia ostinazione, e con me tanti altri, a cominciare a considerare la negatività uno strano valore, e per sincerarmi di non venirne meno mi preoccupavo di fare, di tanto in tanto, dei test.

All’inizio era complicato fare questi test, ma poi è diventato sempre più facile, così facile che a un certo punto il tampone me lo son potuta fare da sola a casa.

Questo ha portato altre scatole, altre collane.

 

Ho iniziato a pensare in grande – I’m a dreamer – andando nelle farmacie a chiedere se potessero darmi le loro scatole vuote dei tamponi.

È iniziata così, tra uno psicofarmaco e un tampone, questo flusso in cui ogni scatola di cartoncino può essere riciclata in una collana.

Questo è il mio modo di ” voltare la carta “, di cambiare punto di vista, rovesciando la distruzione nell’ironica bellezza della costruzione.

Collane di pastiglie che non strozzano, collane che sbeffeggiano le malattie e il consumismo, collane che irriverenti guardano al futuro, collane di pastiglie di carta.

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